Qualcuno vuole uccidere la passione per il calcio

Qualcuno vuole uccidere la passione per il calcioTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 9 maggio 2023, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti

L’Italia è un Paese costruito sulle contrade, sui borghi, sui centri abitati e sulla acerrima rivalità tra essi. Lo racconta la storia, la tradizione, figuriamoci se l’argomento calcio può esimersi dal ricalcare un tracciato documentato, tipico nell’animo di chi vive in questo “Splendido Stivale”. Oggi è facilissimo dare addosso alla Juventus con media e opinione pubblica che, da novembre, riversano sentimento popolare, ipotesi e fango, senza poter sfoggiare un verdetto definitivo sulle plusvalenze, che quasi certamente non porterà nulla di buono alla società della Continassa; leggasi probabili punti di penalità e probabile esclusione dalle coppe europee. E allora ribaltiamo il concetto, proviamo ad analizzare la situazione attuale con gli occhi di chi vive lontano dalla realtà Italia e, magari, sfoggia un sano concetto di giustizia con la G maiuscola. Inutile un resoconto millimetrico delle vicende di casa Juve, ormai anche l’acciottolato di ogni villaggio ha letto, ha sentito, ha sentenziato, ha le sue verità incrollabili, partiamo invece dalla regolarità di un campionato completamente svuotato del suo significato intrinseco, l’uniformità del risultato sul campo.

Ancor prima di essere giudicata colpevole, la Juventus è stata subissata psicologicamente e messa alle strette da una pressione che si traduce poi nella penalizzazione: sia chiaro, chi ha sbagliato deve pagare, ma attraverso un giusto processo che abbia coordinate limpide e cristalline. La Procura chiede 9 punti da detrarre, ne vengono invece tolti 15 a campionato in corso, senza nemmeno una sentenza definitiva, ecco la vera, immensa, ingiustizia nei riguardi di un club che sta cercando di perseguire i propri obiettivi sul campo: in assenza di un verdetto definitivo quei punti falsano il campionato non solo della Juventus ma dei diretti competitor. Dopo mesi, alla luce del ricorso al Collegio d Garanzia del Coni quei 15 punti vengono restituiti, sempre sub iudice, fino ad arrivare a ieri: escono, finalmente, le motivazioni del rinvio alla Procura Federale e con un tempismo perfetto, a 4 giornate dal termine della stagione, l’impianto accusatorio viene confermato solido con la presenza dell’articolo 4, quello della slealtà sportiva. Ergo, per la Juve arriverà una nuova penalità. Non importa se sul campo Allegri e i suoi ragazzi hanno appena scalato la classifica attestandosi al secondo posto e nutrendo ottime possibilità per qualificarsi alla Champions del prossimo anno, tutto verrà ridisegnato dalla giustizia sportiva, al termine del campionato, con una pena afflittiva ad hoc.

La domanda è lecita allora: cosa ha di credibile questo calcio, come si può credere ad un campionato di competizione pura, se poi viene gestito e manipolato a seconda delle indicazioni di una giustizia sportiva sommaria, nemmeno in possesso di un esito finale passato in giudicato? Questo il quesito che l’osservatore estero, magari proveniente da un altro pianeta, sicuramente porrebbe, e a ragione, visto che si sono calpestati principi e buonsenso all’interno di una gara in pieno svolgimento. Non si sarebbe potuta attendere la fine del campionato per poi agire da parte della giustizia sportiva? Altra domanda lecita che ha una sola risposta: sì e sarebbe stato anche auspicabile per non distorcere innaturalmente una competizione che dovrebbe essere garantita e custodita da istituzioni calcistiche spesso latenti, ancor più spesso senza un vero garantismo. Una Federazione che nega un documento (carta segreta Covisoc) a chi si deve difendere, violando un principio sacrosanto sancito dalla Costituzione, ricorrendo disperatamente al Tar Lazio, dimostra quanto poco di etico risieda nel Palazzo, a prescindere dall’importanza reale, nel processo, del documento in essere. Contano gli atteggiamenti, le azioni messe in atto. Un’altra domanda che il nostro amico di un pianeta lontano potrebbe fare appare scontata: come mai vedo tanti tifosi di altre squadre gioire della situazione della Juve, a loro tutto ciò non potrà mai capitare?

Spesso i ruoli si possono capovolgere nella vita, come racconta la storia della drammaturgia sul mio pianeta Ogerthjiuk”.

Domanda ingenua quella dell’amico, che osserva da immensa lontananza e che, in Italia, ha una semplice risposta: la bacheca della Juve straripa di trofei e chi vince è sempre inviso invece che ammirato, basterebbe una riforma totale di una giustizia sportiva superata, che oggi non risponde più alle esigenze del calcio moderno, per garantire ogni club e ogni tifoso. Visto che è la Juventus ad essere sotto scacco, ai tre quarti del BelPaese non par vero di poter inveire in una sola direzione, sputando tutto il veleno tenuto represso da tempo immemore e da tante sconfitte, consumate sul campo. Solo che così facendo si uccide la passione per il calcio, si elimina la fiducia nelle competizioni, quella per le istituzioni calcistiche è stata uccisa già tanto tempo fa, e il 2006 non è data casuale. La non credibilità di organi giudicanti e di chi organizza il calcio italiano è ormai lapalissiana, la soglia del non ritorno non così remota. E qualcuno dimentica, o fa finta di non capire, che il giocattolo rotto non si aggiusta più. Il tifoso juventino vessato da mesi, impossibilitato a capire cosa accadrà, con certezze, a Madama si è ampiamente stufato e la voglia di abbandonare il calcio è una realtà con cui il mondo del pallone dovrà fare conti reali e non ipotetici. L'Italia è ben diversa dal pianeta Ogerthjiuk, purtroppo.