C’era proprio bisogno di questa guerra tra FIGC e Lega Serie A?

C’era proprio bisogno di questa guerra tra FIGC e Lega Serie A?
giovedì 25 aprile 2024, 00:01Editoriale
di Mirko Nicolino
Botta e risposta a distanza tra i presidenti di Federcalcio e Lega Serie A, Gravina e Casini, ma c'è davvero la volontà di sistemare le cose?

Il momento del prodotto calcio italiano è delicato, eppure nel cosiddetto “palazzo” si è trovato ugualmente modo di mettere in piedi una vera e propria guerra di potere. Un confronto che va anche al di là delle cariche che i contendenti ricoprono, perché nelle dichiarazioni di alcuni protagonisti sono venute fuori anche questioni personali e “caratteriali”. Dichiarazioni molto preoccupanti, che arrivano proprio in un contesto nel quale le istituzioni calcistiche stanno dialogando con quelle governative per ottenere aiuti economici.

Riassumendo: si chiedono soldi allo Stato e nel frattempo si litiga su tutto? Le questioni del contendere sono molteplici e vanno da una volontà di indipendenza da parte della Lega Calcio di Serie A in stile Premier League, all’annosa questione arbitrale, con l’AIA ritenuta dal presidente Lorenzo Casini troppo promiscua alla Federazione Giuoco Calcio di Gabriele Gravina. La replica del numero 1 della FIGC non si è fatta attendere e ha puntato il dito nei confronti della fronda guidata dal presidente della Lazio, nonché senatore, Claudio Lotito.

Sembra che qualcosa nello status quo che ha portato all’attuale guida del calcio, molto conservatrice per dirla con un termine politico, si sia rotto e ci siano delle spinte progressiste. A guidarle, però, ci sono sempre elementi del cosiddetto Ancien Régime, ragion per cui qualcosa non torna. Siamo sicuri che ci sia davvero la volontà di cambiare il calcio e che non si tratti solamente del solito giochino? La torta del calcio italiano, sempre più povero rispetto alla concorrenza della Premier e delle altre big continentali, si è rimpicciolita e sembra siamo di fronte a una guerra per assicurarsi la fetta più grande.

Non si intravede, infatti, nessun progetto reale per portare il Paese Italia “sportivo” e il prodotto calcio fuori dal pantano in cui si trova ormai da qualche decennio. Qual è la politica per il rilancio dei brand visto che solo pochi marchi di club sono riconosciuti globalmente? Cosa si sta facendo per le infrastrutture visto che molti dei nostri stadi sono obsoleti e risalgono addirittura agli inizi del 1900? A parte la Juventus, che si è costruita un impianto da zero, Udinese, Atalanta e Sassuolo, che hanno ereditato strutture comunali, fin qui le big non sono ancora riuscite a realizzare impianti a misura di famiglia.

Inoltre, la credibilità del nostro calcio è ai minimi storici a livelli regolamentari, sia dentro (sembra esistano più regolamenti e molteplici protocolli VAR) sia fuori dal rettangolo verde. Lo dice lo stesso Casini che la giustizia sportiva al momento non funziona in maniera imparziale. Ragion per cui, perché chi ha soldi veri dall’estero dovrebbe venire a investire in Italia? Avete fatto caso che la maggior parte delle proprietà straniere in Italia sono squattrinate e vanno avanti con prestiti e spesso finiscono nelle mani di fondi d’investimento? A forza di chiudere un occhio, va a finire che si diventa davvero ciechi.